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SALUTE

La sfida psicologica dell’adattamento alla cultura cinese e al contesto di Shanghai

                                                                                                                                                                      a cura Linda Confalonieri

 

Nel settembre 2014 ho deciso di cambiare. Ho lasciato la mia carriera di psicoterapeuta in Italia – piu’ che decorosa - per sperimentare un altro contesto culturale, quello di Shanghai, per allontanare la monotonia e sentire di nuovo il profumo dell’avventura.

Sono partita, oltre che con marito e due figli piccolissimi, avendo un semplice sillogismo in testa:

1) Shanghai è una città cosmopolita, globalizzata e proiettata nel futuro, non ci sara’ grande differenza rispetto alle metropoli americane;

2) Ho vissuto in America per diverso tempo, e  tutto sommato mi sono adattata bene; 3) Sara’ facile adattarsi al contesto culturale di Shanghai.

Per quanto mi riguarda...NULLA DI PIU’ ERRATO

 

Eppure in teoria lo sapevo che la Cina doveva essere un altro mondo dal punto di vista psicologico rispetto all’Occidente. Ma perche la mente dei cinesi e’ cosi diversa?

 Per svariati motivi:

  • perche’ per spiegare eventi e situazioni, prevale una prospettiva situazionalista, che considera il contestopiu’ che i fattori disposizionali interni della personalità individuale;

  • perché nella mente cinese prevale il principio di contraddizione, pertanto la contraddizione e’ continua (“cio’ che e’ A puo’ anche essere al tempo stesso NON-A”) e il ragionamento segue una sistema dialettico e conciliatorio; per noi occidentali eredi di Aristotele non è un processo da darsi per scontato.

  • perché la possibilità di “perdere la faccia” e’ un’esperienza dolorosa e diffussissima, spesso mascherata da risatine incomprensibili all’occidentale ingenuo.

  • perche vi sono ben 113 termini per descrivere ed esprimere l’emozione della vergogna e dell’imbarazzo; per gli occidentali queste categorie, pur esistendo, hanno un peso piu’ circoscritto.

  • perché la pietà filiale – e cioe’ le norme e i comportamenti che i figli devono seguire nei confronti dei genitori e degli antenati- e’ ancora un perno fondamentale delle relazioni familiari;

 

Di fatto i modelli culturali impattano in maniera decisiva sui nostri processi di pensiero, emotivi, comunicativi e non da ultimo sui nostri valori e sui nostri comportamenti.

Prendete questi e molti altri aspetti psicologici che caratterizzano la cultura cinese, mischiateli nella quotidianita’ di uno straniero che probabilmente nemmeno conosce la lingua del posto, e vedrete quanto e’ semplice andare incontro a quello che viene definito stress acculturativo.

Nel momento in cui un individuo appartenente a una certa cultura (ad esempio Italiana) entra in contatto diretto e duraturo con un’altra cultura (ad esempio cinese) emergono una serie di processi e forme di scambi interculturali. In questa fase la persona va incontro a una serie di cambiamenti rilevanti nella sua vita che possono essere percepiti come stressanti e che richiedono un impegno aggiuntivo di risorse psicologiche per far fronte alla situazione e per conseguire un soddisfacente grado di adattamento.

Di fronte a tali cambiamenti, l’individuo si trova a valutare le richieste provenienti dalla nuova cultura: se tale valutazione e’ generalmente positiva e vi e’ una corrispondenza tra le aspettative della persona e quelle della cultura “ospite” si avra’ un ridotto o assente stress acculturativo.

Viceversa, nel momento in cui prevalgono valutazioni negative e aspettative non realistiche, la cultura “ospite” sara’ percepita come una minaccia oppure come un peso eccessivo di richieste cui adeguarsi, ingenerando maggiori livelli di stress acculturativo ed emozioni negative. In alcuni casi, e’ possibile che nella fase di acculturazione e di adattamento alla nuova cultura, emergano segni di sofferenza psicologica, piu’ o meno grave (ad esempio ansia, disturbi dell’umore, disturbi psicosomatici, etc.).

Attenzione pero’ alle buone notizie: l’essere umano e’ relisiente e di natura nomade, ha dimostrato fin dagli inizi della nostra specie di essere in grado di migrare e di adattarsi. Sono molteplici le strategie che spontaneamente mettiamo in gioco per adattarci a un nuovo contesto culturale: possono essere strategie di problem-solving, strategie di re-interpretazione delle situazioni, strategie di tolleranza delle emozioni negative, nonche’di condivisione e supporto sociale.

E’interessante sottolineare che – secondo alcuni studi di psicologia della cultura - l’esito del processo di acculturazione dipende in modo significativo anche dal supporto sociale. Ad esempio la famiglia e/o il gruppo di amici e conoscenti del paese di provenienza puo’ essere un importante fonte di supporto sociale: in tal senso si mantiene viva la propria identita’ culturale e si ha un supporto in termini di conoscenza e informazioni della cultura ospite, oltre che una possibilita’ di condivisione emotiva. 

 

D’altro canto pero’ bisogna prestare attenzione affiche’ questo non si trasformi in una sorta di enclave che impedisce di ampliare la propria rete di amicizie e scambi significativi con i membri della cultura ospite. In tal senso, infatti, anche le relazioni con i membri della nuova cultura costituiscono un efficace supporto sociale e sono il ponte per procedere a una graduale integrazione e adattamento culturale.

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